Answer, life, name

It is one thing to worry about the death of others in a distant land
and quite another to suddenly become aware of one’s own putrescence,
to be forced to live intimately with one’s own death,
contemplating it as a real possibility.
Such is, for many, the terror triggered by confinement:
having to finally answer for one’s own life, to one’s own name.

[illustrazione originariamente concepita per l’articolo
The universal right to breathe di Achille Mbembe,
pubblicato su
Internazionale 1372]

Storie di storie illustrate

2017

Da: giulia@internazionale

Ciao Angelo,
quest’anno il numero natalizio Storie è una raccolta di racconti dalla Palestina. Vorremmo chiederti due illustrazioni per Randa Jarrar, allego il racconto tradotto.
Queste le dimensioni in pagina:
200 x 200
200 x 140
Ci servirebbero entro il 15 dicembre. Che ne pensi?
Grazie, un abbraccio,
Giulia

Sto aspettando che i turchi mi passino ai raggi x. Mi hanno messo agli arresti due notti fa, dopo la sanguinosa battaglia di Karaköy. Non posso volare, sono chiuso in una gabbietta di metallo. Mi hanno assegnato una guardia.

Un giorno, mentre ero diretto verso il mare, ho visto gli uccelli più grandi, gli aerei da guerra, che si libravano molto sopra di me. Ho capito che c’erano guai in arrivo, ed era proprio così.

Siamo piccoli uccelli da preda, e questo a volte torna a nostro vantaggio: possiamo percorrere in volo lunghe distanze senza suscitare troppi sospetti.

[pubblicato su Internazionale 1237; traduzione dall’inglese di Giuseppina Cavallo]

 

***

2018

Da: giulia@internazionale

Ciao Angelo, come stai? È un po’ che non ci sentiamo.
Come ogni anno sto curando il nostro numero speciale di fine anno, Storie, di sola fiction. Abbiamo un guest editor argentino, Martín Caparrós, che ha selezionato una decina di racconti bellissimi.
Ti andrebbe di illustrarne uno per noi? Ne sarei felice.
Avrei scelto per te il racconto di Ricardo Piglia.
Ci servirebbero tre illustrazioni, possibilmente entro il 12 dicembre:
17 x 23,6
17,5 x 11,5
27 x 17
Ti allego il testo tradotto, così ti fai un’idea. Mi fai sapere?
A presto, ciao
Giulia

Stava facendo giorno quando il commissario Croce sentì un arpeggio nell’aria, come una musica. Poi, in lontananza, vide un bagliore, forse il falò di un vagabondo o un fuoco fatuo nei campi.

A terra, in mezzo a un cerchio di cenere, c’era una pietra grigia. Somigliava a un uovo di struzzo, ed era tiepida. Arrivava dai confini dell’universo. Un aerolite, decise Croce.

Lo jugoslavo parlò per un po’ in croato e Croce lo ascoltò con attenzione, come se lo capisse. Poi tirò fuori carta e matita e a gesti gli chiese di disegnare la scena. Pesic fece un riquadro, poi un altro accanto.

I quotidiani scrissero che l’unico oggetto personale che portò con sè fu “la sua fisarmonica”. Nel suo spagnolo stentato e australe, disse che ringraziava “il fratello argentino” che gliene aveva “fatto omaggio”.

[pubblicato su Internazionale 1288; traduzione di Francesca Rossetti]

 

***

2019

Da: giulia@internazionale

Ciao Angelo, come va?
Ti scrivo perché sono alle prese con il nostro numero speciale Storie, che quest’anno ha come tema la fantascienza. Ti andrebbe di illustrare un racconto per noi?
Il testo è di un autore cinese, Bao Shu, e per ora ho solo la traduzione in inglese (l’italiano arriverà il 2 dicembre).
Riesci a farti un’idea? Intanto te lo allego.
Ci servirebbero 3 illustrazioni:
173,5 x 235,5
144 x 120
240 x 150

La scadenza è per il 9 dicembre. Ce la fai? Altrimenti la settimana dopo…
Fammi sapere!
Ciao ciao,
Giulia

PS: Pasquale si raccomanda di non disegnare dettagli ai margini, per avere eventualmente un po’ di gioco con le dimensioni.


Ye Lin è sull’orlo del tetto al trecentesimo piano del palazzo del Futuro, completamente fradicia. Trema come una foglia mentre violente raffiche di vento gelido misto a pioggia le tagliano la pelle come rasoiate.

Per fortuna tutto sta per finire. Tra poco troverà la pace, sarà libera per sempre.
Con un profondo respiro fa un passo avanti, nel vuoto. Non c’è più via di fuga.

Da quando era stata introdotta la scatola nera della memoria, la percentuale degli omicidi era diminuita drasticamente, mentre era rapidamente aumentato il numero di casi risolti.

Una figura indistinta sull’orlo del tetto la fece trasalire, per poco non lanciò un urlo. Poi mise a fuoco che era Jiang Yong.
“Capo, come mai anche lei qui?”, chiese stupita. “Non è che si è fatto prendere da brutti pensieri?”.

[pubblicato su Internazionale 1339; traduzione di Silvia Pozzi]

 

***

2020

Da: giulia@internazionale

Ciao Angelo, come stai?
Come al solito mi faccio viva verso la fine dell’anno per la nostra edizione speciale prenatalizia. Per il 2021 il numero delle Storie ha un editor cinese superstar, Yu Hua. Ti andrebbe di illustrare una delle storie che ha scelto?

In particolare avrei pensato per te al racconto di una giovane, Zhang Huiwen. Per ora posso solo anticiparti che parla di un villaggio dove nasce un bambino di cristallo (!). Non ho ancora potuto leggerlo, la traduzione mi arriverà entro la prossima settimana e te la potrei girare subito. A quel punto avrò anche più chiaro quante illustrazioni ci servono esattamente.

Che ne dici?

A presto, ciao,
Giulia

Scusa non so perché ho scritto 2021! Forse perché non vedo l’ora che questo 2020 finisca 🙂

Da: angelo@angelomonne

Ciao Giulia, per me va benissimo, aspetto la traduzione per cominciare a lavorare.

Grazie!
A)

Da: giulia@internazionale

Angelo ciao, è arrivato finalmente il testo di Bi Feyiu. Te lo allego.
Ci servono 4 illustrazioni, possibilmente entro la prima settimana di dicembre:

1 verticale 173 x 235
3 quadrotte 144 x 123

Buon lavoro, ciao,
Giulia

Da: angelo@angelomonne

Cara Giulia,
ecco le mie illustrazioni per il racconto di Bi Feyiu.
È stato un mezzo inferno inventarmi qualcosa da disegnare,
il racconto parla di un vecchio maestro e dei suoi due figli e non c’è traccia di bambini di cristallo (che fine ha fatto?)!

Fammi sapere se vanno bene.
Grazie! Ciao
A)

 

 

Da: giulia@internazionale

Angelo scusa, ti ho mandato il racconto sbagliato!
Eccoti quello giusto, di Zhang Huiwen.
E stamattina al telefono ti ho detto una sciocchezza, nel tuo racconto non ci sono tre storie… Continuo a confondere il “tuo” racconto con quello di un altro illustratore, scusa!
Mi fai sapere?

Buon lavoro, ciao
G

Non era semplicemente bello: sarebbe più esatto dire che la sua bellezza era così prodigiosa da lasciare increduli. Quando lo vide per la prima volta, la madre perse i sensi: il bambino non aveva un corpo fatto di carne, ma era un cristallo di forma umana.

Anche le donne si resero conto che accorrevano in quella casa non per la bellezza del bambino, ma per quel desiderio inconfessabile che ciascuno aveva riposto in quell’esserino.

Piano piano cresceva anche lui, come un bambino normale, ma ora nessuno veniva più a trovarlo: erano tutti impegnati a seminare e a mietere, o erano presi dai loro giri di commerci o di debiti, mentre le donne si erano accorte che le faccende domestiche aumentavano di giorno in giorno e che era impossibile liberarsene.

A un certo punto sentirono una specie di mugolio che non veniva dalla gola del bambino, ma da qualche parte dentro il suo corpo. Videro che dai suoi occhi scivolavano delle cose trasparenti come gocce d’acqua che appena toccavano il suolo si solidificavano e rotolavano via lampeggiando tra la polvere.

I ragazzini si stufarono presto di osservarlo. Uno gli chiese se voleva giocare con loro e lui annuì ripetutamente. Allora un altro tirò fuori una corda, dicendo che il gioco poteva iniziare solo dopo avergliela legata al polso.

[pubblicato su Internazionale 1390; traduzione di Anna Di Toro]

 

Da: giulia@internazionale

Ciao Angelo,
scusa, quando mi hai chiamato eravamo tutti in riunione su Zoom.

Le illustrazioni sono bellissime!

Il numero delle Storie esce il 23 dicembre, buon anno se non ci sentiamo prima!

Ciao,
Giulia

Il classico a piè di pagina

Diciotto ‘strisce’ illustrate per altrettanti autori/opere (una sola autrice) della letteratura greca antica. La Zanichelli, per voce di Giuliana Gambari (che mi aveva seguito anche in una precedente epica avventura), mi ha chiesto di riempire e decorare lo spazio a piè di pagina nell’introduzione ai relativi capitoli di un’opera in tre volumi dal provocatorio titolo Con parole alate, ovviamente destinata ai licei classici.

Per riconoscere i primi tre autori – in realtà due opere ‘senza autore’ più l’autrice a cui accennavo sopra – non serve aver fatto il classico (è sufficiente esserne fuggiti a gambe levate per andare a spalare merda di mucca, come ho fatto io).



Riconoscere i restanti quindici, invece, è un po’ più difficile. L’elenco in ordine alfabetico può aiutare chi vorrà cimentarsi nell’accostare i nomi alle illustrazioni, che viceversa sono in ordine sparso.

Aristofane, Aristotele,
Demostene,
Erodoto, Eschilo, Esiodo, Euripide,
Iliade,
Lisia, Luciano,
Menandro,
Odissea,
Platone, Plutarco,
Saffo, Sofocle,
Teocrito, Tucidide.

Cliccare per ingrandire.













Come sempre accade per la raffigurazione di fatti, cose o persone, dovendo ridurre a icone e sussumere in ‘letteratura greca classica a colori’ una serie eterogenea di autori/opere, molta complessità va persa e si tende all’appiattimento, la banalizzazione, lo stereotipo. Il caso in oggetto non fa eccezione, principalmente a causa della mia ignoranza sulla storia dell’antichità, ‘classica’ o meno.

Non ci ho neanche provato, a evitare le trappole iconografiche stereotipanti della visione da maschio-ricco-occidentale che informa da sempre le istituzioni ‘educative’ come il liceo classico (tanto nessunÉ™ avrebbe apprezzato lo sforzo, posto che ne fossi stato capace: i libri di scuola sono fatti per essere odiati, per colorati che siano). Mi sono quindi attenuto a un approccio di mera decorazione della pagina e ci ho messo qualche bella figurina colorata lavorando solo sulla cornice dei contenuti, come peraltro mi veniva chiesto, cercando di non fare troppi danni.

Ma se alla prova dei fatti, sui banchi di scuola, nelle giovani menti ai ceppi, questi disegni risulteranno, se non gradevoli, almeno un poco appropriati, pertinenti e opportuni, lo devo all’autorevole competenza in materia di Giacomo Zuccon, tecnico delle scienze filologico-letterarie che mi ha fornito assistenza e consulenza costanti e fattive durante la lavorazione.

La civiltà greca fonda la storia letteraria, culturale e ideologica dell’Occidente.
[dalla presentazione online dell’opera]

Nessuno educa nessuno, e neppure sé stesso. Le persone si educano tra loro.
[Paulo Freire, Ivan Illich]

Figure epiche

Sabato 16 e domenica 17 marzo, anziché andare a seminare fagioli e fare ancora un po’ di legna (che sarebbe il caso, la stagione incombe), sarò ad Orani a parlare di illustrazione editoriale agli iscritti al laboratorio Bella figura!, commissionato e ospitato dal Museo Nivola.

Nel modulo di iscrizione online ho esposto i contenuti e obiettivi con queste parole:

Cos’è l’illustrazione editoriale? E cosa vuol dire fare illustrazione editoriale qui, oggi? Occorre “saper disegnareâ€, per farla? Bisogna essere un po’ “artistiâ€?
Quanto (e quando) è importante che un testo sia “illustrato�
Durante il laboratorio Bella figura! parleremo della sostanziale inutilità dell’illustrazione editoriale e di come la cosiddetta creatività, lungi dall’essere uno strumento di elevazione intellettuale, non sia altro che un abbaglio indotto dal sistema capitalistico. En passant, parleremo anche di arte, artisti e opere d’arte e di quanto convenga starne lontani per vivere felici.
Ai partecipanti sarà proposto, a titolo sperimentale, di concepire due illustrazioni per un articolo pubblicato sul sito della rivista Internazionale.

Meglio dire subito che non so rispondere alle domande qua sopra (cos’è l’illustrazione ecc.).
Però di illustrazione editoriale negli ultimi vent’anni ne ho fatta una quantità, qualunque cosa sia, e credo di averne pure imbroccata qualcuna, ogni tanto.
Ad esempio anni fa, per tramite del radioso studio Tuna Bites di Bologna, ho disegnato una serie di figurine per un’antologia in tre volumi edita dalla Zanichelli. Dovendo proporre un’immagine per il laboratorio di Orani, ho pensato di usarne alcune, opportunamente ritoccate.
Le figurine originali andavano a comporre
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Mille anni disegnati

Byzanz & der Westen. 1000 vergessene Jahre (Bisanzio e l’Occidente. Mille anni dimenticati) è il titolo della mostra inaugurata il 16 marzo nel castello di Schallaburg, vicino a Melk, nel nord dell’Austria.



Schallaburg è anche il nome della società che gestisce la struttura per incarico del Bundesland Niederösterreich e che programma a cadenza annuale le mostre e gli eventi che si tengono lassù, in quella che pur chiamandosi Bassa Austria risulta essere, almeno al mio occhio, il nord della nazione.

Le mostre e gli eventi prodotti dalla Schallaburg Kulturbetriebsges godono dei cospicui investimenti statali in cultura. Tali eventi, per consolidata tradizione, tendono ad essere “inclusivi”, ovvero hanno un occhio di riguardo per il pubblico più giovane ed eventualmente meno esperto, al quale intendono rivolgersi con linguaggio semplice anche (soprattutto) nel caso di temi complessi come questo della storia dell’impero bizantino.


Da parte mia, malgrado l’idea stessa di mostra per famiglie mi faccia rizzare i peli sulla schiena, un po’ come “letteratura per ragazzi” e “linguaggio semplice”, ho aderito con entusiasmo al progetto, dietro invito e mediazione dello studio Gruppe Gut di Bolzano che si è aggiudicato la cura dell’allestimento. Ho lavorato giorno e notte, da ottobre a febbraio, senza fermarmi nemmeno a Natale o Capodanno. Ho letto, preso appunti e disegnato avvolto in un’aura di luce, ispiratissimo soprattutto dagli spassosi codici in greco medievale su pergamena che trovavo alle 3 e un quarto di notte su internet o sul voluminoso brief fornitomi dagli esperti austriaci.

C’è da dire che in questi disegni ogni cosa è illuminata dalla capace e paziente cura scientifica di Dominik Heher, giovane archeologo bizantinista che ha verificato la pertinenza di ogni singolo dettaglio delle mie composizioni.


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Arrivano i festival /1

Il Festival L’isola delle storie di Gavoi quest’anno vedrà i suoi vessilli cosparsi di vaghe sagome antropomorfe, zoomorfe e fitomorfe, con qualche elemento d’arredo.


L’elenco completo comprende:
5 lettori maschi in pose le più varie, uno con cappello;
5 lettrici femmine, una va di fretta, le altre assorte;
4 umani di sesso indefinibile, o qualcosa del genere;
2 bambini, entrambi di corsa ma lei sembra contenta, lui meno;
3 uccelli: uno in volo, uno su imbarcazione di fortuna, l’altro legge;

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Arrivano i festival /2

Il Poesiafestival di Modena (e dintorni) quest’anno porterà alti sulle sue insegne strani animaletti ricoperti e circondati da scritte tipografiche inintelliggibili.





Sono molto grato al Poesiafestival di avermi scelto ancora, per il secondo anno consecutivo, e di aver accettato questa soluzione – non so se azzeccata, ma certamente non scontata – per la sua immagine istituzionale e promozionale, curata dallo studio Tracce e supervisionata dallo spietato art director Francesco Morandi.Le illustrazioni digitali, in questo caso, sono un’elaborazione ad hoc di disegni realizzati a inchiostro e collage in anni lontanissimi, anni che mi vedevano disegnare su un tavolo della campagna marchigiana per il puro piacere di farlo, lontano dall’isola, senza assilli lavorativi e con ancora qualche capello in testa.


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Arrivano i festival /3

Un caffè ad Armungia, sedicente Festival dei piccoli paesi, il 23 giugno isserà sul nuraghe, per la prima volta, la bandiera de su priali antigu, il motivo tradizionale della tessitura armungese.

Cliccando sul poster qua sopra, si può consultare il programma del primo Festival dei piccoli paesi (io lo avrei chiamato piuttosto Festival dei paesi piccoli, ma non ho voce in capitolo).

A promuovere discussione e sperimentazione su “una nuova coscienza di luogo” c’è la meritoria associazione Casa Lussu, con tutto quel che comporta in termini di peso storico, simbolico e affettivo per noi sardi pelosi di montagna.

Un caffè ad Armungia, oltre a ospitare Giacomo Casti, Arrogalla e persino Chiara Effe, può rivendicare a pieno titolo di essere l’unico festival al mondo che ha pagato il progetto della sua immagine grafica in beni primari e non in vile danaro via bonifico.

Il suggello dell’accordo, previa adeguata contrattazione, è avvenuto con stretta di mano fra i contraenti e ha visto la consegna brevi manu, a saldo, di:
n.1 asinello di un anno (e suoi documenti di viaggio recanti il nome Federico);
n.1 vasca in cemento per lavare (usata, condizioni discrete);
n. 1 tappeto di m 1,50 x 0,80 (tessuto a mano in lino grezzo e lana di pecora);
n. 2 pani tipo civraxiu, di giornata;
n. 1 formaggio di capra in via di marcescenza.

E scusate se è poco.
Nella foto, un momento dello scambio.