Avevo carta bianca, come si dice. Ero eccitato e contento. Dodici illustrazioni per dodici mesi, che ci vuole.
Ma ho avuto la bella pensata di mettermi alla prova con soggetti rognosissimi: architetture, paesaggi, prospettive, cieli (nuvole!), acqua (riflessi!), aria ecc., tutta roba che odio disegnare proprio perchè di solito mi viene malino. L’idea però sembrava buona: dodici luoghi segnati, nel bene e nel male, da architetture più o meno famose, più o meno belle.
Come tema per il calendario di Internazionale è una paraculata abbastanza ruffiana, diciamolo. Ma al fondo la motivazione era ed è sincera: voglio bene al giornale che da anni mi ospita sulle sue pagine e senza il quale non farei questo lavoro. Inoltre i luoghi, le storie che generano, mi hanno sempre interessato, anche se non amo viaggiare. Non sono stato in nessuno dei posti che ho rappresentato (tranne uno, quello più vicino), per dire.
Con questi disegni volevo dire qualcosa di importante che fosse all’altezza del buon nome della testata. Peccato che non ricordi qual era, questa cosa importante.
A un certo punto, vinto dall’ansia di strafare, sono andato in bomba.
Per qualche motivo mi ero fissato su due modelli di illustrazione ben al di sopra dalla mia portata: Maxfield Parrish (luci, atmosfere) e N.C. Wyeth (disegno, colori). Ho provato con tutte le forze a riprodurre quelle alchimie sui miei soggetti, ma non è andata bene. Succede.